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Cobas scuola Ravenna: contro la sentenza del Consiglio di Stato che preclude l'inserimento in gae dei diplomati magistrali

Incontriamoci e mobilitiamoci contro la sentenza del Consiglio di Stato che preclude l’inserimento in gae dei diplomati magistrali

 

Moratti, Fioroni, Gelmini, Profumo, Carrozza, Giannini, Fedeli: cos’hanno in comune costoro, ministri dell’istruzione dal 2006 ad oggi, e i governi che li hanno emanati? Un’idea simile della scuola pubblica, in generale, e, nello specifico, la volontà di buttar fuori dalle aule, o al più concedere una condizione di precariato a vita, i diplomati magistrali, prima addirittura negando il valore abilitante del loro titolo, poi, di fronte ad uno smacco su questo terreno, precludendo loro l’accesso alle graduatorie ad esaurimento.

L’esito della sentenza del Consiglio di Stato, che smentisce se stesso, pur di accondiscendere le pressioni politiche ed economiche provenienti da più parti, era nell’aria. Inutile girarci attorno o fingere stupore. Semmai si poteva pensare ad una soluzione che salvaguardasse almeno chi aveva maturato tre anni di servizio, ma sicuramente non ad un riconoscimento del diritto per tutti. Invece è arrivata la bastonata generalizzata.

Il significato tutto politico della sentenza è evidente proprio nella motivazione centrale che porta: chi voleva davvero entrare nelle gae sarebbe dovuto ricorrere nel momento della loro costituzione, non dopo. Cioè avrebbe dovuto disconoscere una legge che allora negava il valore abilitante del titolo! Paradossale che tale indicazione venga da chi dovrebbe essere garante delle norme e falso, perché in realtà i pochi vincitori dei ricorsi con sentenza definitiva non avevano fatto ciò, se non in misura del tutto irrilevante.

Non possiamo però tacere le responsabilità nostre, di lavoratori della scuola, che in questi anni abbiamo svuotato le piazze dalle nostre presenze ed abbiamo delegato la tutela dei nostri interessi agli avvocati. Anche noi cobas abbiamo fatto i ricorsi (e, diversamente da altri, non a fine di lucro, ma gratuitamente o quasi per i nostri iscritti), ma siamo sempre stati consapevoli della china pericolosa che stava prendendo la cosa, ed ora il bubbone è scoppiato e pensare di rilanciare sullo stesso terreno, senza almeno un adeguato supporto di mobilitazione vera, è pazzesco: dai giudici del lavoro siam passati ai tar, ora si paventa la corte europea, e poi? L’Onu? Una corte interplanetaria? Oltretutto i tempi di tutto ciò sono evidentemente incompatibili con l’urgenza di chi vive da anni o decenni una condizione di precariato e non è più neppure in età tanto tenera.

Se la sentenza è politica anche la soluzione lo deve essere, con la riapertura delle gae o con meccanismi tali da compensarla, ad esempio con marchingegni simili a quelli previsti per i docenti abilitati di scuola secondaria, dai quali il governo ha escluso i lavoratori di scuola dell’infanzia e primaria, confermando la volontà di sbarazzarsi di questo segmento di categoria.

Per ottenere ciò non possiamo pensare che un aiuto concreto possa venire, al di là di rituali dichiarazioni, da chi è anni che non organizza uno sciopero, da chi ha digerito la l 107 e collabora nella sua applicazione all’interno delle scuole, da chi semmai, mentre blatera indignazione, si appresta a firmare un contratto che in cambio di pochi euro produrrà nuove frammentazioni nella categoria.

Occorre organizzarsi qui e subito, senza mediazioni o deleghe. Sciopero, iniziative decentrate, mobilitazioni generali, diffide ai sindacati concertativi dal firmare alcunchè, tutto va bene, a patto che non voglia ripercorrere pateracchi che si sono rivelati infruttuosi o negativi.

Incontriamoci dal basso, tra lavoratori della scuola, città per città, e coordiniamoci per produrre iniziative di lotta e per andare a costruire un’unità vera della categoria che al momento è solo un fugace ricordo. Ma affrettiamo i tempi, luoghi e sigle per noi non sono mai un problema.

Come Cobas, su questo terreno, ci siamo e ci saremo, con quel po’ di forze che abbiamo.

 

Cobas scuola Ravenna

21 dicembre 2017



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